Sulle tracce di don Gaetano Tantalo
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Sulle tracce di don Gaetano Tantalo

Descrizione

E' dal margine sinistro del torrente di Rosa, nella verde valle che si immette nella piana del Fucino, che comincia la storia di una vita da santo, fatta di coraggio e umanità.   

Per ripercorrere la vita di don Gaetano Tantalo siamo partiti dal  cimitero comunale di Villavallelonga. E' lì che venne  sepolto sotto la nuda terra, come era nella sua volontà, l'umile sacerdote marsicano. Sulla sepoltura venne posta una croce di legno con su scritto solamente "m. 13-11-47 Don G.T.".  

Ma quella tomba, come nelle parole del vangelo “chi si umilia sarà esaltato”, divenne presto, e non poteva essere altrimenti, mèta di pellegrinaggi spirituali non solo dal paese, ma anche da Tagliacozzo, dove era stato per tanti anni parroco. 

Il 24 agosto 1958 avvenne la riesumazione della salma, collocata nella cappella Tantalo. C'è chi assicura di aver visto sbocciare delle rose sul punto della fossa dove poggiava la testa dell'umile prete. 

 Sei anni dopo venne posta una grande croce al centro del cimitero con la seguente iscrizione: 

A ricordo e riconoscenza del Sacerdote di Dio

Don Gaetano Tantalo

che con raro esempio

della sua giovane vita

profuse indimenticabili tesori

di bontà e santità

onorando e nobilitando

il paese natio.

  

 

Il 3 settembre 1980 quando le sue spoglie mortali vennero riposte in un sarcofago di marmo  nella chiesa dei Santi Leucio e Nicola. 

Oggi la chiesa è meta di fedeli e l'atmosfera nella chiesa è di silenzio e venerazione. La luce che passa dalle vetrate porta alla contemplazione.

 Ma per iniziare questo viaggio a ritroso nel tempo e nella devozione bisogna tornare a indietro nel tempo e spostarsi di 50 chilometri a nordovest, fino a Tagliacozzo. 

  

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Ed è risalendo i vicoli della città vecchia, che trasudano storia in ogni angolo, che si passa inevitabilmente davanti alla chiesa di San Pietro. L’atmosfera, a quel punto, si fa subito diversa e coinvolgente, non solo per l’epigrafe che indica, sul lato sinistro della chiesa, la casa canonica, proprio quella dove ha vissuto don Gaetano Tantalo. Ma a rapire l’attenzione è il clima di essenzialità e quiete che le pareti di quei vecchi edifici emanano. Il coinvolgimento maggiore, però, arriva una volta entrati all’interno della chiesa e poi nella piccola cameretta dove dormiva e pregava il prete di Villavallelonga. L’ambiente umile di quella casa sembra rimasto congelato a sessanta anni fa, a quel 13 novembre 1947, quando don Gaetano, a soli 42 anni, morì sfinito dalla malattia e dalle penitenze a cui si sottoponeva. Una finestrella collega la camera da letto alla chiesa. Davanti alla fenditura, che punta dritta al tabernacolo posto di fronte all’altare, c’è un inginocchiatoio. Lì pregava don Gaetano Tantalo, fissando dall’interno della sua cameretta l’Eucaristia in chiesa.

 

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Oggi il paese alto è poco abitato. Con il passare degli anni, la nuove famiglie si sono trasferte nella zona bassa. Un terzo della popolazione della piazza, infatti, è di Alto la terra. Le piccole abitazioni della zona non potevano far fronte alle esigenze dei nuovi nuclei famigliari, e così l’unica possibilità era quella di scendere a valle. Ma un altro fenomeno che ha portato allo spopolamento è stato quello dell’emigrazione. Ben venti famiglie prima degli anni 70 erano finite negli Stati Uniti d’America, sette in Australia, e molte anche a Roma. Nel 1980. 

La zona oggi è molto disagiata, la popolazione pensionata e le difficoltà, specie in inverno, non mancano. Le famiglie giovani sono meno di dieci, anche se sono in aumento quelle di cittadini stranieri. La comunità fatica conservare la propria identità, nonostante abbia alle spalle secoli di storia. Oggi il rischio è che quei fantastici scorci paesaggistici lascino il posto a case vecchie e abbandonate. I residenti sono convinti che non andrà così e sperano in interventi e iniziative che valorizzino le invidiabili caratteristiche architettoniche e culturali della zona. 

Proprio nella parrocchia di San Pietro, dal 1939 fino alla morte, avvenuta dieci anni dopo, tra la gente di Tagliacozzo, fu parroco una delle figure più incredibili e significative della Chiesa marsicana: don Gaetano Tantalo. Ora il suo processo di beatificazione e quindi di canonizzazione è alle battute final ma sembra aver subito una battuta d'arresto. I fedeli continuano a sognare l'arrivo, da un momento all’altro, della storica proclamazione. E’ stato presentato alcuni anni fa lo studio sul presunto miracolo che servirà ai fini della decisione.

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Sono centinaia gli aneddoti e gli episodi straordinari della vita di don Gaetano che, per tanti anni, come parroco della chiesa tagliacozzana, ha dispensato segni di santità, abnegazione e amore per il prossimo. Don Gaetano Tantalo nacque a Villavallelonga il 3 febbraio 1905. La sua vita fu caratterizzata da carità e dedizione al prossimo. Ma già da alcuni episodi, che accaddero nei primi anni della sua vita, emerse con chiarezza la “singolarità” di quel bambino. Intorno ai 6 anni cadde in una fossa di calce viva uscendone inspiegabilmente incolume, senza neanche un’ustione. Il 13 febbraio 1915, invece, finì sotto le macerie della sua scuola a Villavallelonga per il terremoto. Rimase ferito alla testa e gli occhi gli uscirono fuori dalle orbite. “Una pietra”, raccontò più tardi al suo amico monsignor Palmerini, “mi cadde sul viso, e il colpo fu talmente forte che mi fece uscire gli occhi dall’orbita. Ricordo che la nonna me li pulì col ‘zinale’ e io stesso li presi con la mano e li rimisi a posto”. Nel 1930 divenne sacerdote e dopo sei anni fu nominato prima parroco di Antrosano e poi della parrocchia di San Pietro Apostolo a Tagliacozzo, dove rimane fino alla morte. Intorno al ’40 don Gaetano ospitò una famiglia di ebrei fuggita da Roma per le leggi razziali. Nel 1943, invece, si offrì come ostaggio volontario ai tedeschi che volevano fare una retata per punire gli abitanti di Villavallelonga accusati di far parte della resistenza. Grazie al suo spirito di carità verso il prossimo Don Gaetano considerava fratelli tanto i cattolici quanto gli ebrei o i protestanti. Un amore non solo dedito ai bisogni spirituali ma anche alla povertà materiale dei fratelli e della gente che incontra sul suo cammino. Il “servo di Dio”, don Gaetano, morì a Tagliacozzo il 13 novembre 1947, a soli 42 anni, a causa dei malanni che le penitenze gli avevano procurato col tempo.

Le sue spoglie, inumate nel cimitero di Villavallelonga, furono esumate nel ’58 e trasferite nella cappella di famiglia. La Sacra Congregazione per le cause dei Santi, con lettera autografa del suo prefetto, il cardinale Corrado Bafile, il 13 giugno 1980 ne autorizzò la ricognizione e il trasferimento nella chiesa parrocchiale, dove riposano. A gennaio del 1981, il vescovo Terrinoni introdusse il processo cognizionale sulla vita e le virtù del servo di Dio. E’ stato dichiarato venerabile dal papa il 6 aprile 1995 per le sue virtù cristiane vissute in forma eroica e il suo nome è posto ai piedi di un albero sul “Viale dei Giusti” a Gerusalemme. La figura di don Gaetano continua a fare breccia anche nelle nuove generazioni e le sue virtù eroiche e cristiane non cadranno sotto i colpi del tempo. 

Sulle tracce di don Gaetano Tantalo

da Villavallelonga a Tagliacozzo seguendo la vita del religioso